In un contesto come quello attuale, dominato da tassi negativi ed una volatilità dei mercati certamente non contenuta, investire risulta alquanto complesso per il risparmiatore italiano, storicamente avvezzo ad ottenere ottimi rendimenti senza assumersi eccessivi rischi. L’esempio più lampante, in tal senso, è rappresentato dai titoli di stato, che sino ad un decennio fa rappresentavano un porto sicuro e garantivano un tasso d’interesse piuttosto cospicuo.
Oggi, però, i titoli del debito sovrano hanno perso appeal: alla ricerca del rendimento perduto, gli italiani hanno volto il loro sguardo verso altre tipologie di investimento. Una di queste, l’ETF, ha riscontrato il forte interesse da parte dei risparmiatori nostrani, che hanno incanalato una parte dei propri risparmi verso questo asset innovativo e dai costi estremamente competitivi, specie se rapportati ai fondi comuni d’investimento.
Tassi negativi, titoli di stato poco appetibili: gli ETF sono una buona opportunità?
Acronimo di Exchange Trade Funds, questo strumento finanziario si caratterizza per aver l’unico scopo di replicare l’andamento di un indice azionario, obbligazionario e del mondo delle materie prime, decisamente in rialzo, quest’ultime, in questa fase storica. Ma gli ETF sono un buon modo per investire o esistono delle modalità più sicure sulle quali investire fino a 1000 euro?
Una domanda alla quale non è certamente semplice dare una risposta univoca, in quanto, per esempio, un indice azionario incorpora una volatilità più elevata rispetto ad uno obbligazionario: è indispensabile, di conseguenza, decidere quale obiettivo di rendimento ci prefiggiamo ed il rischio che siamo disposti ad assumerci per vederlo realizzato in un determinato arco temporale.
Per mitigare i rischi è necessario procedere ad un’adeguata diversificazione degli investimenti, al fine di ridurre la volatilità nel proprio portafoglio. Gli ETF, in tal senso, forniscono un ventaglio di opportunità davvero unica ed interessante con oneri decisamente inferiori rispetto ai fondi comuni d’investimento proposti nel mondo della consulenza finanziaria, che incorporano dei costi di gestione in molti casi certamente non contenuti.
Sono molteplici i settori nei quali è possibile investire grazie agli ETF, da quelli tradizionali come l’energetico o il finanziario, ad altri innovativi e che, col passare degli anni, stanno riscuotendo un crescente interesse da parte dei risparmiatori. In quest’ultima categoria possono essere annoverati gli ETF collegati al mondo della Pet Economy, un comparto che riguarda, direttamente o indirettamente, la maggior parte dei cittadini italiani.
Pet Economy, interessante opportunità di diversificazione
Basti pensare che esistono circa 60 milioni di animali di affezione nel nostro paese, un rapporto di 1 a 1 abbastanza eloquente di quanto sia sentita questa tematica lungo lo Stivale. La Pet Economy, infatti, è il settore che include tutti quei servizi o prodotti riguardanti la cura, il mantenimento e l’intrattenimento degli animali domestici, inseparabili compagni di viaggio nella vita della maggior parte delle persone in ogni angolo del mondo.
In questo settore sono inclusi una vasta gamma di articoli, che spaziano dall’alimentazione ai tanti giochi dedicati al mondo degli animali, passando per ciotole, spray, shampoo, creme e molto altro ancora. Un settore cresciuto significativamente negli ultimi dodici mesi che vale oltre 4 miliardi di euro e include anche gli allevamenti e servizi di dog/cat sitting.
Si può approcciare al mondo della PET Economy anche grazie agli ETF, mitigando la maggiore volatilità alla quale saremmo esposti nel caso in cui dovesse acquistare singoli titoli di questo comparto. Dopo un finale di 2020 particolarmente effervescente, l’indice di riferimento del settore è cresciuto – nel corso del 2021 – in misura inferiore rispetto ad altri settori.
Non è da escludere, considerata la crescente attenzione nella cura e nel benessere degli animali domestici, che nel 2022 possa risultare maggiormente attraente rispetto a comparti che sono cresciuti in modo più consistente in questo 2021 particolarmente positivo per i listini azionari, ma talvolta con aspettative di profitto non corrispondenti alle reali capacità dello specifico segmento.