Italia il Paese più a rischio
I sentimenti antieuropei sono decisamente saliti negli ultimi anni, un periodo di crisi generalizzata in cui, però, alcuni Paesi europei hanno avuto maggiori problemi economici di altri.
Il problema è che in tanti ritengono che le rigide normative Europee siano penalizzanti per chi vive momenti di difficoltà, riferendosi ai Paesi che compongono l’Eurozona, normative che hanno frenato la ripresa attraverso vincoli eccessivi; ugualmente, sempre per via di normative Europee, alcuni settori produttivi italiani hanno vista una forte penalizzazione, soprattutto in agricoltura; quote di produzione ridotte, aggressione di prodotti provenienti anche da Paesi al di fuori dell’UE come i prodotti orticoli da Marocco e Tunisia e ugualmente l’olio di oliva, un’eccellenza italiana penalizzata dal costo del lavoro estremamente ridotto in tali Paesi che comporta un costo sul mercato molto più basso di quello che può essere quello italiano, anche in questo caso penalizzato dal costo del lavoro nel nostro Paese.
La maggioranza ampia degli italiani ritengono che l’introduzione dell’Euro e l’abbandono della nostra moneta nazionale sia responsabile di una caduta del potere d’acquisto dei redditi degli italiani; tutti questi elementi hanno portato ad un incremento del sentimento contrario all’Europa unita e soprattutto all’Euro.
La domanda legittima, dopo che le recenti elezioni del 4 marzo hanno visto l’affermazione netta ed innegabile dei partiti che maggiormente si sono mostrati ostili all’Euro e all’UE, è: quante possibilità esistono che l’Italia esca dall’Eurozona nei prossimi 12 mesi? E’ importante porsi questa domando anche per gli investimenti, poiché a seconda dello scenario che si realizzerà i risultati degli investimenti sarebbero parecchio diversi.
L’indagine di Sentix Euro Breakup Index
Questo indice Europeo è un termometro sulla salute della Moneta Unica Europea derivante da indagini presso investitori istituzionali e individuali; da tale indice deriva, secondo le opinioni degli investitori, che il rischio percepito per il Belgio, il Paese risultato maggiormente Europeista in questo senso, è pari a solo lo 0,07%, per la potente Germania l’1,41%, sotto il punto percentuale per tutti gli altri, tutti tranne Italia e Grecia; la Grecia che è stata ad un piccolo passo dalla Grexit, presenta un rischio attuale determinato in 4,12%, ancora superiore per l’Italia che si attesta al 4,66%, il record Europeo. Questi dati sono recentissimi, aggiornati a marzo del 2018.
Gli investitori temono parecchio, quindi, le conseguenze degli esiti elettorali, anche se si deve registrare un leggero aggiustamento di rotta nelle politiche esplicitate dai due vincitori delle elezioni, M5S e Lega; nel recente passato entrambi avevano posto l’obiettivo di un’uscita dall’Euro, facendone anche un cavallo di battaglia presso i propri elettori ma ora le posizioni si sono ammorbidite, entrambi sostengono la necessità di rivedere le normative Europee mettendo fine ai vincoli eccessivamente stretti che impediscono lo sviluppo del nostro Paese.
L’indice Sentix racconta una situazione di reale rischio? Sebbene al momento la possibilità di una Italexit sia la più alta in tutta Europa, sfiorando il 4,7%, occorre ricordare che in occasione del Referendum popolare del dicembre 2016, tale indice era salito fino al 20%, oltre 4 volte quello attuale, quindi non sembra sia da prendere in considerazione un reale, effettivo rischio di uscita dall’Eurozona da parte dell’Italia. Molto probabilmente gli investitori possono abbandonare i timori e guardare con fiducia al futuro: in fondo, se il prossimo governo riuscisse a modificare i vincoli Europei, questo andrebbe anche a vantaggio degli investimenti.